1 giugno 2013

Bavisela Family 2013

Foto di Roberta Radini
La Bavisela Family sono sette chilometri e mezzo che si corrono - o camminano - insieme alla Maratona d'Europa. La Bavisela Family, come suggerisce il nome, si caratterizza per l'elevato livello tecnico. Praticamente dovrò misurarmi con casalinghe, bambini, religiosi, tabagisti, passeggini, ciccioni. Il percorso è piatto, la distanza è quella che un turista copre a Parigi in una giornata.

L'asburgica organizzazione mi fornisce di passi per auto ma mi impone di arrivare alla partenza due ore e mezzo prima. Per fortuna si sta un bellezza, al fresco, il mare davanti e Trieste in fondo, dove c'è l'arrivo. La frescura è rinforzata da un venticello che spira perfettamente contrario, come rivelano le ondine increspate che partono da Trieste e vengono dritte verso di me. Sarà fatica doppia, che sfiga.
Chi ce l'ha portata lo dicono chiaramente le felpe del gruppo di disabili che hanno pensato di chiamarsi per l'occasione "Nonni controvento".

Le ondine perpendicolari

Tra i disabili sono l'unico ad autospinta e, per non intrupparmi, mi fanno partire prima di loro (che già partono 5 minuti prima degli altri). Peccato perdere l'emozione dello start e peccato che il primo chilometro lo corra da solo tra gente che passeggia, si scalda e ritardatari in cammino verso la partenza, tanto che non si capisce neanche che io sono già in corsa. Per questo, desidero essere raggiunto al più presto. E vengo accontentato, prima dai roller e poi da quelli che corrono sul serio. Il pubblico finalmente capisce che cosa sto facendo ma, per la nota riservatezza di queste parti, non si spreca. Finché una ragazza applaude vigorosamente al mio passaggio. Sorrido e lei urla: "Forza Marghe!", che evidentemente è la ragazza che mi sta superando.

Barcola, Porto vecchio, Molo IV, Rive e Piazza Unità, tutto liscio malgrado le raffiche di vento triestino che qualche volta mi fanno fermare. Arrivo riposato con acceleratina finale.
E tra la folla di piazza Unità non ci sono ceceni ad aspettarmi.
Ci riproverò con la mezza maratona di Palmanova?

La felpa irresponsabile
[in CORSE]



Flash dal mondo a rotelle:

1.

Finalmente c'è chi propone di cambiare il simbolo dei disabili. Quello nuovo (speriamo) è forse un po' troppo dinamico ma va meglio. Quello vecchio ha la testa rigida, le gambe allungate, i braccioli (o sono braccia ingessate?), la schiena reclinata. Sembra uno che prende il sole sulla terrazza di un sanatorio. 


2.
Probabilmente è una bufala, ma dà un buon suggerimento a chi vuole arrotondare l'indennità di accompagnamento. La cosa difficile è accettare di farsi spingere da gente pronta a questo per provare le attrazioni di Disneyland.

3.
I disabili vanno trattati come tutti gli altri cittadini, senza pietismi.
Questa è la filosofia della funzionaria dell'Inps:


4.
Ho già detto che non mi importa molto di come ci chiamano, ma che l'espressione "inchiodato su una sedia a rotelle" dia 168 mila risultati... Va bene la disabilità, ma anche i chiodi no.

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