1 dicembre 2012

La mezza mezza

Chi è stufo di leggere esempi positivi e avventure a lieto fino sarà presto accontentato.

Mi sono iscritto alla Maratonina di Palmanova, 21 chilometri e mezzo (quasi) piatti. Dopo un anno di Easybike e non so quante ore a pedalare (ma mai due consecutive...) arriva il giorno, freddo in miglioramento. L'abbigliamento è azzeccato, sono ben riposato, schiena, sedia e Easy sono a puntino. Nella piazza al centro della città stellata, tra i 3400 iscritti c'e un amico che mi aspetta.


Parto insieme agli hanbikers e i rollers. Atmosfera esaltante. E infatti mi esalto e cerco la scia giusta manco fossi Alonso. Come a Roma, i primi chilometri li faccio in solitudine perché handbikers e rollers schizzano avanti e i podisti partiranno un quarto d'ora dopo. Sono l'unico con l'Easybike (chissà come mai...).

Scelgo di volta in volta il lato buono della strada, pennello le curve, tengo i miei soliti 12 all'ora. Dei primi due chilometri nemmeno mi accorgo, ai 5 dico: "Beh, sono a un quarto di gara, ancora un'oretta a pensare agli affari miei e arrivo".

Poco dopo mi supera l'africano (battente bandiera austriaca), voltante. Poi gli inseguitori, poi gli atleti. L'andatura mi pare un po' dura, ma tengo. Solo al ritorno scoprirò che fino al 12, che si fa verso nord, è tutta in leggera salita, che con l'Easybike si sente moltoDa vero corridore salto sdegnoso il primo punto di ristoro.

Poco dopo mi raggiunge il gruppone dei podisti e mi inglobaAddio centro della strada, la "gobba" che mi piace tanto. Mi sposto tutto di lato, una ruota mi va sull'erba a un passo dal fosso. Addio andatura, qui c'è da barcamenarsi tra il fosso e le caviglie. I concorrenti sono molto comprensivi e mi prendo tutti i loro incoraggiamenti e le pacche sulle spalle.

Passato il grosso del gruppo mi ritrovo al km 8. Ora che ho di nuovo spazio, si tratta di ritrovare un'andatura regolare. Ma non ce la faccio. La mano destra scivola in continuazione dal manubrio che le dita non riescono più a stringere. Non ho problemi di fiato, ma collo, spalle e braccia si contraggono e non riesco a spingere come si deve. Provo a dare dieci colpi e poi a fare 20 metri di rendita, ma non funziona. Si affaccia la prima volta l'ipotesi ritiro. Il solo pensiero dimezza le residue forze.

Mi fermo al secondo e al terzo ristoro a bere tè caldo zuccheratissimo. Riparto e prendo come riferimento maglietta arancione che corre tranquillo, ma non lo tengo. Riprovo con trecciona e poi con maglietta gialla che trotterella. Niente da fare. Passo il cartello "Metà Gara", che invece di rincuorarmi per quanto fatto mi mette di fronte all'evidenza di quanto resta. Prima di perdermi nella campagna friulana faccio inversione, torno all'ultimo ristoro. Al chilometro 10 in località Merlana, chiamo la mia signora che mi aspettava all'arrivo. Ho completato la mia mezza-mezza maratona, la Palmanova-Merlana di chilometri quasi 11.
La posizione da me assunta a metà percorso

Ho sbattuto contro i miei limiti e faccio fatica a trovare, come di solito mi riesce, il lato positivo. A parte il premio di consolazione che tutte le sfighe riservano e cioè che dagli insuccessi qualcosa si impara sempre. La più importante è che 20 km non sono la somma di 10 e 10, ma sono 10 più un'altra cosa che non assomiglia per niente ai primi 10; i primi sono sorsi d'acqua, gli ultimi anni luce. E altri insegnamenti che mi saranno utili per resistere alla tentazione di riprovarci.

E se invece... con altra preparazione, strategia... arrivando bene al km 12 quando inizia la leggera discesa...
Perché riprovarci?
Per avere un altro obiettivo nella vita, per avere un motivo in meno di passare il tempo libero davanti al computer, per restituire lo scherzo al destino: tu mi hai attaccato la malattia progressiva e io ti faccio una cosa bestiale che l'anno prima non riuscivo a fare.
Ho un anno per pensarci.
Male che vada, mia moglie la strada per Merlana già la sa.



Non capirò un tubo di corse, ma almeno questa previsione l'avevo azzeccata:

Si inasprisce lo scontro sul «metodo Zamboni»

Uno studio sconfessa l’ipotesi del chirurgo, ma lui contesta i criteri adottati per la valutazione e avvia un’altra ricerca

(Corriere.it, 31/10/2012)


6 commenti:

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    1. mah, insomma...
      se tu non fossi anonimo direi "pure tu"

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  2. apprezzo fortemente la tua forza d'animo, che a me manca sul piano fisico, per tortuna non sunquello intellettuale... ma non sono mai stato sportivo...

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    1. ma se tua sorella mi ha detto che da ragazzo hai fatto lo stelvio in bici?
      ogni cosa a suo tempo

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  3. Ciao carissimo Leo!
    Sono il fabrizio, il figlio del Luigi Robbiani! Quanti anni sono passati.. Quante volte ho pensato a te, ma oggi mio papà mi ha detto del blog e sono andato subito a vedereeeeee!
    Sei un grandissimoooo
    Ti abbracciamo tutti, quel che restano dei Robbiani... Io il Marco e papà...

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    1. Un abbraccio a tutti i Robbiani da quel che resta di me.

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